Recensioni

Music an sich
aprile 2008

Wenn man sich nach längerer Pause mal wieder, aus welchen Gründen auch immer, mit einer Plattenfirma in Kontakt setzt, hat das gelegentlich zur Folge, dass man außer dem aktuellen Titel, wegen dem man angefragt hat, noch ein zwei weitere Scheiben in der Tüte hat, von denen man bei besagter Firma wohl der Meinung ist, die Welt solle noch was davon hören.
So geschehen mit Enjoint, deren Album Do you wanna dance? immerhin schon vor zweieinhalb Jahren das erste Mal das Licht des Lasers auf den Bits gespürt hat. Der Meinung des Plattenfirmenmenschen, der mir mein Päckchen geschnürt hat, ist übrigens nur zuzustimmen. Enjoint haben es ehrlich verdient, der Welt anempfohlen zu werden.
Die Italiener starten mit einem tollen Stück Uptempo Ska, das nicht nur über schöne Bläsersätze verfügt, sondern auch äußerst passend Tempi wechselnde Breaks setzt und leicht psycho klingende Gitarren einbaut. Daneben gibt es swingenden Ska mit viel Gebläse („Commisario Burton“), relaxte („Strano il Destino“) und ganz ruhige („Do you wanna dance“) Nummern. „Allarme rosso“ bindet harte Riffs in einen weichen Sound ein. „Incubo“ ist eine wilde folkloristische Ska-Nummer mit osteuropäischem Einschlag. Das lebendige „Ferragosto“ begeistert mit einem triumphierenden Trompetensolo. Last not least ist da noch die fröhliche Power von „Pensiero Preferito“, die am Ende von punkigen Riffs noch mal auf eine neue Energieebene gehoben wird.

Quando dopo un bel po' di tempo per un qualsiasi motivo ci si rimette in contatto con una casa discografica, questo ha a volte come conseguenza che, oltre all'attuale titolo del momento, di cui si é fatta richiesta, ci si ritrovi a portare via anche un altro disco, solo perché la suddetta casa discografica é dell'idea che il resto del mondo debba ad ogni costo sentirlo.
Cosí é accaduto con gli Enjoint, il cui Album Do you wanna dance? ha sentito per la prima volta la luce del laser sui bits giá due anni e mezzo fa. L'opinione della persona della casa discografica che mi ha incartato il pacchetto é in ogni caso da condividere. Gli Enjoint hanno meritato davvero di essere consigliati al mondo intero.
Gli italiani partono con uno splendido pezzo Ska ("uptempo"), che non dispone solamente di belle parti di fiati, ma che offre perfetti break con cambi di ritmo e inserisce parti di chitarre leggermente psicadeliche. Accanto a questo troviamo dello Ska swingeggiante con molti fiati (Commissario Burton) e pezzi rilassati („Strano il Destino") o molto tranquilli („Do you wanna dance").
"Allarme rosso" unisce Riffs duri con un morbido sound. "Incubo" è un numero di selvaggio Ska folcloristico con un tocco est-europeo. La vitale "Ferragosto" entusiasma con un trionfante assolo di tromba. Last but not least c’è ancora l’allegra energia di "Pensiero preferito", che dopo i Riffs punkeggianti viene risollevata su un nuovo livello di energia.

Norbert von Fransecky

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Radiopixelonline.com
aprile 2007

Ci chiedono se vogliamo ballare, e noi non ci tiriamo certo indietro. Così, mentre le gambe iniziano a muoversi, l’orecchio scopre che “Do you wanna dance?” degli Enjoint è un album “retro”, se non altro nell’impostazione grafica: l’etichetta del cd, infatti, è disegnata come se fosse un 45 giri, e nella quarta di copertina del booklet troviamo ancora il 45 giri degli Enjoint accanto ad un caratteristico mangiadischi arancione. Nostalgie da anni ’60? Probabilmente sì. Sicuramente, di vintage in questo lavoro c’è uno ska sincero, proposto in maniera classica nelle varie “Ska Attack”, “Irene”, “Pensiero preferito” e “Incubo”. Non mancano i momenti più vicini al reggae (“Lo strano gioco”), quelli in odore di swing (“Do you wanna dance”, “Strano il destino”) e quelli in cui le chitarre elettriche si fanno sentire un po’ di più (“Allarme rosso”, “Ferragosto”). Questo gruppo ci è utile per passare poco più di una mezz’ora all’insegna del divertimento: Enjoint, del resto, rimanda ad “enjoy”.

Massimo Giuliano

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Alternatizine.com
28 giugno 2006

Gli Enjoint sono una band padovana che miscela rocksteady, ska, reggae e una spruzzatina di punk sulla scia dell’ondata ska che ha investito la scena italiana nei tardi anni 90’.
I dieci pezzi contenuti in “Do you wanna dance?” sono piacevoli ed orecchiabili, se ne apprezza particolarmente la spiccata vena melodica e gli arrangiamenti semplici ma molto efficaci. Ascoltando il cd viene in mente lo stile dei migliori Vallanzaska anche se, per quanto riguarda i testi, l’ironia qui non fa da padrona, piuttosto si parla dei sentimenti e delle contraddizioni della vita, sempre in modo abbastanza “easy” come vuole la tradizione ska.
Belle la title-track, “Irene”, “Commissario Burton” e “Strano il destino”.
La vena punk non è mai invasiva, infatti si limita a colorire alcuni passaggi nelle canzoni; le influenze reggae sono invece molto presenti e molto azzeccate.
Devo dire che è un piacere notare che lo ska sia ancora vivo e vegeto in Italia, soprattutto dopo le metamorfosi di Vallanzaska, Matrioska e Shandon, che in sostanza si sono allontanati dal genere, chi virando verso il pop, chi verso il punk.
Molto carino anche il booklet e il progetto grafico. Insomma il nuovo lavoro degli Enjoint, pur non emergendo per una particolare originalità, è un disco davvero piacevole all’ascolto.

Stefano Bernardi

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staypunk.it
giugno 2006

Nati nel 1995 a Padova, gli Enjoint propongono uno ska fresco e molto elegante, caratterizzato da puliti secchi, arpeggi surf, melodie romantiche in puro stile classico italiano. Ci sono molti riferimenti alla nostra musica leggera, ripresa però in chiave Ska, un esperimento che anche i Matrioska hanno tentato ne "La prima volta", anche se gli Enjoint prendono una via meno ostentatamente pop in particolare nello strumentale. Il titolo è certamente significativo, "Do you wanna dance" è un invito a muoversi sotto le melodie in levare di questa band, che a volte riporta l'ascoltatore ai bei tempi che furono, in paese senza troppi problemi, senza ansie e senza stress, lasciandosi andare ad un ballo romantico cullati da eleganti riverberi puliti. Ogni tanto fanno capolino leggeri ed innocui distorti, come in "Ferragosto". Tra le mie preferite c'è la traccia che apre il cd, "Ska Attack", "Irene""Incubo" Attraverso una produzione senza sbavature, senza eccessi e senza evidenti rimproveri, gli Enjoint portano avanti la loro esperienza concretizzandola in un disco che non può sfuggire agli amanti dello ska all'italiana, anche se invito a non aspettarsi nulla di attinente alla lotta o alla protesta, questo è un disco che parla in modo spensierato, da ascoltare in riva al mare o in situazioni in cui si va alla ricerca della pace e del divertimento. Molto bella e curata la grafica, in stile anni 60, laddove una bella fanciulla viene fotografata in pose accattivanti mentre ascolta il "vinile" della band.La registrazione è veramente ben curata. In sostanza, tutti pronti a ballare con gli Enjoint, questo disco merita certamente un ascolto, sono certo che alcuni lo acquisteranno, in particolare chi va alla ricerca di un sound ska puro, senza contaminazioni punk o ska\core.

Marepunk

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troublezine.it
18 aprile 2006

A quasi 6 anni dalla loro ultima (nonché prima) uscita discografica, ecco il nuovo lavoro dei padovani Enjoint, 41 minuti di un buon ska racchiusi in 10 canzoni. Il titolo dell’album? Tutto un programma: ”Do You Wanna Dance?”.
Anche se l’abito non fa il monaco bisogna ammettere che le grafiche del disco sono in un impeccabile stile anni ’60 che rappresentano già una nota positiva ancora prima di ascoltare l’album.
Il gruppo ci presenta una rimescolanza di generi che, pur tenendo come linea principale lo ska, sfumano nel punk, reggae, swing, rocksteady; presentano così un disco nel quale, grazie alla maturazione compositiva rispetto al lavoro precedente, metà dei pezzi sono possibili singoli (mi riferisco a brani come Commissario Burton, Ferragosto oppure Allarme Rosso).
Oltretutto è da notare l’enorme miglioramento di Francesco, cantante, che ora coinvolge completamente nell’ascolto, e le ottime seconde voci molto presenti nel disco che a volte prendono l’iniziativa in cantati reggaeggianti. I fiati compiono frizzanti assoli durante le canzoni, come le chitarre, che su pezzi come la open-track Ska Attack si lasciano andare letteralmente su melodie surf; molto simpatica inoltre Incubo, soprattutto l’ultima parte dove sembra di sentire una banda di musica etnica baltica; insomma, un buon lavoro, uniche pecche dal mio punto di vista i testi di Irene e Pensiero Preferito, che non escono dallo stereotipo della canzone ska con il testo d’amore abbastanza scontato.
Detto questo, si può definire “Do You Wanna Dance?” un buon lavoro, molto curato nei dettagli e nei suoni (molto puliti a parte qualche registrazione nelle chitarre distorte) creato apposta per far ballare e divertire gli ascoltatori.

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KDKobain.it
28 marzo 2006

Al di là dei trend del momento c'è chi suona la musica che più gli piace e lo fa con passione e ottimi risultati. Gli Enjoint ne sono la prova evidente. Nonostante il boom che lo ska ha avuto qualche anno fa sia ormai un lontano ricordo, questa band propone le classiche ritmiche in levare, che si vestono di elementi anni 60 trapiantati ai giorni nostri, senza far mancare anche qualche striatura reggae.
L'immaginario anni 60 parte già dalle grafiche del disco e lo si avverte poi negli arrangiamenti tendenti al jazz da big band. Si parte con un pezzo veloce come "Ska attack" e si passa poi alla romantica "Irene" che lascia spazio a brani come "Ferragosto" (dove le distorsioni ricordano un po' l'anima ska-core) o "Pensiero Preferito", pezzi spensierati come vuole lo spirito proprio di questo genere.
Ed ancora i ritmi allegri dello ska continuano in brani come "Strano il destino", diventando poi reggae in "Lo strano gioco" e salutando con un pezzo veloce come "Incubo" con le sue svariate divagazioni etniche dalla cultura araba a quella balcanica. "Do you wanna dance?" è un album per i nostalgici dello ska ma anche per chi ha voglia di ascoltare un buon disco che non scende a compromessi con le mode.

Nicolò

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SkabadiP
marzo 2006

Un inizio potente, con uno ska influenzato dal punk rock internazionale, opportunamente intitolato “Ska Attak”, è il “biglietto da visita” dell’album “Do You Wanna Dance?” degli Enjoint, gruppo di Padova, che del genere è valida rappresentante da una decina d’anni.
Il gruppo è sempre, saldamente, più ska che punk/rock come dimostra anche la seconda traccia “Irene”, dove gli Enjoint solo nel breve bridge e nella conclusione del brano indugiano nell’hard core.
Quello degli Enjoint è uno ska moderno, potente e veloce (ma mai esasperato), la cui natura rock emerge anche dalla presenza di due chitarre e dall’assenza della tastiera. Però, la musica degli Enjoint, ha caratteristiche peculiari quali una tendenza ad un approccio più swing e di cui la title track, il potente ska “Commissario Burton” e la più tranquilla “Strano il Destino” sono buoni esempi.
Gli Enjoint sono divertenti, mai cacofonici e non scontati, come dimostrano arrangiamenti interessanti ascoltabili un po’ ovunque ma in particolare nella veloce “Incubo” ed in certi buoni ska punk come “Allarme Rosso”, dove il passaggio nel reggae/ragga è abbellito da più voci e come in “Ferragosto”, con bridge in stile “ska-pachanka”, dove non si possono non apprezzare fiati e chitarra o, ancora, nell’orecchiabile “Pensiero Preferito” alla quale si scusa anche il coro finale da gruppo Oi! e, concludendo, come l’unico reggae intitolato “Lo Strano Gioco” che mi è piaciuto immediatamente.
Per quanto, invece, riguarda i testi sono a contenuto sentimentale, introspettivo o meramente danzereccio e, di tutti, quelli di “Lo Strano Gioco” sono quelli che mi sono piaciuti di più.
Infine, bella la copertina del disco che ha il suo riscontro in una “finestra” web del gruppo altrettanto curata e che dimostra come anche sotto il profilo meramente estetico e non solo musicale, il progetto degli Enjoint sia più che professionale.
“Do You Wanna Dance?” piacerà sicuramente ad una trasversale audience che va dagli appassionati di ska e reggae a tutti i patiti di punk rock melodico o semplice rock.

Sergio Rallo

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Punkadeka.it
marzo 2006

Non si giudica un libro dalla copertina, questo è certo e vale anche per i cd, ma la prima nota di merito per questo album dagli Enjoint, va sicuramente alla bellissima grafica retrò che compone libretto e cd stesso. Un vintage ricercato e curatissimo che fa sorridere nella sua genialità. Il prodotto musicale è ottimo, piacevole e ben suonato, di quelli che ti fan venir voglia di ballare, ma che ti possono anche accompagnare con allegria mentre fai altro.

“Do you wanna dance?” : quaranta minuti di ska, allegria e buona musica, con quello stile dei passati decenni che aggiunge sempre una certa classe al lavoro.

La band veneta apre le danze (è proprio il caso di dirlo) con “Ska attack” brano tipico da fiesta ska, che ci introduce direttamente nel pieno del lavoro con “Irene” e la title song “Do you wanna dance” degne inseguitrici della prima botta di allegria. I testi sono freschi e simpatici e l’ironia old style di “commissario Burton” contagia l’ascoltatore. Colpiscono gli arrangiamenti ben curati e i suoni mai banali, con repentini cambi di tempo e i tipici “se e giù” dello ska che rendono l’atmosfera sempre più festaiola. La voce di Francesco si sposa bene con le sonorità della band e la sezione fiati (tromba, due sax e trombone) non risparmia buone intuizioni.

“Allarme rosso” lascia un po’ perplessi, ma a fugare ogni dubbio sulla validità della band ci pensa il bel quadretto ironico dipinto in “Ferragosto” : “…case abbandonate e vuote han riempito il mio furgone” sa di geniale e il pezzo coinvolge assai.
Il ritmo incalza e devo ammettere che è davvero difficile restare fermi mentre si ascolta questo disco, qualunque sia la propria inclinazione musicale. Lo ska è allegria e quando è ben suonato contagia chiunque.
“Pensiero preferito” non ha certo un testo originale, ma introduce bene le tre valide canzoni finali : “Strano il destino” ricorda vagamente le sonorità degli Arpioni e scorre via lenta e piacevole, seguita dalla reggaeggiante “Lo strano gioco” e dalla last song “Incubo”, una delle più belle del disco : testo tagliente, musica tirata e ultima scarica di entusiasmo prima che finiscano le danze.

Un bel lavoro insomma, che forse non si ricorderà come un disco di svolta nel panorama ska italiano, ma che conferma senza dubbio la validità degli Enjoint, una band capace di scrivere bei testi, di suonare bene e di far ballare la gente… e scusate se è poco!

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Sowdust.it
febbraio 2006

Che gli Enjoint, gruppo padovano attivo ormai da una decina d'anni, abbiano classe e raffinatezza non lo si può decisamente negare.

Si può però accusarli di una certa ripetività per quanto concerne le melodie e lo stile musicale, dal momento che alla fine ciò che appare come risultato dopo un ascolto accurato è un classico ritmo in levare che, nonostante qualche breve venatura reggae e punk rock, non riesce a vincere la monotonia.

Do you wanna dance?, questo è il titolo del primo vero e proprio full lenght della band veneta, non riesce quindi a convincere a fondo quelli ascoltatori che non sono dei super-amanti dello ska.

Alla fine solo a chi veramente ama fino in fondo questo genere musicale, considerandosi un vero e proprio appassionato, può essere consigliato questo lavoro che resta comunque una buona opera, seppur non eccezionale.

Tra le dieci liriche presenti, schiette e assolutamente semplici nella loro struttura, brilla sopra tutte Ska Attack, la traccia numero uno.

Da segnalare è la bellissima grafica del cd, in pieno stile anni Settanta, e l'ottima registrazione.

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Mad 4 Ska
18 febbraio 2006

Vuoi ballare? È questa la domanda che ci fanno gli Enjoint. E come possiamo dire di no ad album Ska? Si comincia sulle note di "Ska Attack", il pezzo che preferisco, e via via si continua alternando ska tradizionale a qualche accelerata Ska-Core, con un bellissimo assolo di tromba in "Commissario Burton" e un pezzo reggae ("Lo Strano Gioco").
Un ottimo lavoro, che invita veramente a ballare l'ascoltatore.
Da segnalare la grafica del CD che presenta copertine con immagini sullo stile degli anni '70 e la serigrafia del disco simile ad un 33 giri.

Loriano "the skanker"

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Ondalternativa.it
18 febbraio 2006

Nonostante i veneti Enjoint abbiano ormai superato il decimo anno di attivita', si puo' quasi parlare con "Do You Wanna Dance?" di esordio, visto che il loro primo lavoro altro non e' che uno spilt con la band tedesca Maskapone.
Non si puo' negare che i ragazzi siano bravi tecnicamente. Le sonorita' dei pezzi sono ben equilibrate senza che prevalga troppo il fumoso suono del sax o le ritmiche della chitarra. Anche la produzione e' di buon livello ma ci troviamo di fronte tuttavia ad una quarantina di minuti di ska.
Va dato atto ai padovani che un apprezabile sforzo per interrompere la monotonia del ritmo in levare lo abbiano fatto, inserendo contaminazioni sia reggae che punk-rock. Cio' che risulta alla fine e' tuttavia qualcosa di troppo ripetitivo, qualcosa che solo chi ha lo ska nelle vene e' in grado di digerire al meglio.
Liriche semplici e dirette. Un gradino sopra gli altri, a mio avviso, pezzi come la open-track "Ska Attack", la noir "Commisario Burton" e la frizzante "Allarme Rosso" (intro grezza con chitarra ditorta per poi proseguire addirittura con accenni reggae) ed "Irene".
Un cd che mi sento di consigliare a chi e' solito saltellare in levare.
Un 6 dunque agli Enjoint anche grazie all'artwork del cd molto originale e ben curata.

Paolo

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MusicbOOm.it
16 febbraio 2006

E' nel 2000 che i padovani Enjoint vedono pubblicato il primo lavoro ufficiale, uno split intitolato Skankin' Twins: oggi, a distanza di sei anni, pubblicano per Bagana Records/V2 il loro nuovo lavoro, Do You Wanna Dance?.
Il sound corposo stile big band e le melodie orecchiabili aumentano esponenzialmente l'impossibilità di rimanere immobili durante l'ascolto delle dieci tracce che tra ska, rocksteady, swing e punk-rock non fanno altro che invitare al ballo chi ascolta. Il loro stile ricorda quello degli Orobians, ma all'orecchio arrivano anche echi di Fratelli di Soledad e, più vagamente, Persiana Jones e Meganoidi.
Fatta eccezione per le trascurabili Irene e la title-track, gli altri otto brani sono un concentrato di sferzante energia: lo splendido swing e il successivo ska del Commissario Burton, l'energizzante attacco di Allarme Rosso in stile Fratelli Di Soledad con la sua variazione reggae e ragamuffin, l'attacco jazzato di Ferragosto sono indice di estrema versatilità da parte del gruppo. Interessanti inoltre il roots de Lo Strano Gioco, unico brano arrangiato in questa chiave, e il big band jazz di Strano Destino.
Do You Wanna Dance? è puro divertissement, ideato per intrattenere e rallegrare una serata tra amici: disco dignitoso e gradevole, siamo sicuri che non potrà che piacervi.

Alessandra P. Pierozzi

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NWNEXT - NEWSIC.IT
23 dicembre 2005

Ecco che anche nel caso degli Enjoint, mi coglie il solito imbarazzo nel fare la recensione di bands che “trattano” questo genere.
Certo che questi Enjoint hanno una bella carica, si sente che dal vivo ci sanno fare, persino con tanto di inno all’apertura “Ska Attack”, richiamano alle danze chi lo ska ce l’ha nelle vene.
Sicuramente bravi, begli arrangiamenti, semplici e non stancanti con improvvisi e autoironici saliescendi di ritmo e di accelerazioni. Anche i testi ci fanno sorridere, accompagnati dalla spinta musicale solare della band..
Ma poi…poi non so più che dire, e da qui inizia l’imbarazzo, perché…il genere è quello lì e non si scampa, nonostante le commistioni di raggae e di punk-rock (anche quelle usuali comunque…).
Se amate lo ska quindi, sappiate, tra i migliori esponenti ci sono sicuramente loro, gli Enjoint.

Ginger Canale

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Rockit
18 dicembre 2005

Si può ballare, si può sorseggiare un drink e parlare amabilmente con gli amici. Intorno musica con quella magica capacità di far schioccare le dita, battere il tempo distrattamente con il piede, ondeggiare. Musica che ha swing, afflato pop e ritmi in levare da vendere. Ska. Di quello buono, ben suonato, ben prodotto. Di quello leggero ma non sciocco, allegro ma mai scompostamente chiassone, vivace ma rilassato. Di quello che mette a frutto anni ed anni di pratica, di quello che dimostra bravura e amore per la musica, di quello che scivola in altri generi senza perdere focus, sicuro di sé e delle sue dita. Bella sensazione.
Questo è il risultato del nuovo disco degli Enjoint, "Do you wanna dance?". Quaranta minuti di scampagnata tra canzoni d’amore come "Strano il destino" o "Do you wanna dance?", pezzi da festa come la bella e programmatica “Ska attack” o “Allarme rosso”, quadretti encomiabili come il brigantaggio spicciolo di “Ferragosto” o il noir di "Commissario Burton". Tutti brani intagliati e rifiniti con cura, maglioni di lana, limonate estive, o anche legno lucido e ottone a guardar bene. Cose semplici ma ben fatte.
Certo non siamo di fronte ad un lavoro che possa, o intenda, far cambiare idea a chi sente lo ska come unghie sulla lavagna.
E, ugualmente certo, per chi non ha “lo ska nelle vene" auspicato dalla band, sarà più difficile apprezzare la proposta della formazione padovana. Ma io fossi in voi non me ne curerei troppo e darei un ascolto. È una bella sensazione.

Andrea La Placa

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Citymusic.it
30 ottobre 2005

Gli Enjoint vantano un percorso musicale lungo ben dieci anni, sviluppando varie sonorità e contaminazioni stilistiche. Accordi punk-rock e reggae si distinguono lungo tutto l’album e nel corso dei dieci brani presenti, si ascoltano canzoni molto personali. Buona la partenza con “Ska Attack”, dalle melodie fresche, capaci di far ballare e portare il tempo.
“Irene” presenta una struttura classica, senza attirare l’attenzione in particolar modo come la successiva titletrack, cadenzata e composta (originale per il genere proposto), dalle forti emozioni. “Commissario Burton” parte con un intro cool-jazz, per aprirsi in strofe trasportanti e ritornelli incisivi. Da un riff duro, tipico dell’heavy, nasce “Allarme rosso”, sfoderando il miscuglio di generi che la band propone, intervallando il brano con accordi tipici ska-reggae. Interessanti le aperture struggenti o le sortite rapide, avvalorando “Ferragosto” e “Incubo”. Pacate melodie in “Strano il Destino”, accompagnate anche da una buona produzione del disco stesso, sono di buono impatto.
Nel complesso questo disco offre molteplici emozioni da gustare, con i vari ritmi imposti dai brani stessi, sempre vivaci e quasi mai banali.

Stefano De Vito

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